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Ersilia Cacace 06/04/2021 0

Finta carbonara: la ricetta

Finta carbonara: quando l'apparenza inganna!

In occasione del 6 aprile, giorno in cui è stato indetto il famigerato #carbonaraday, abbiamo deciso di proporvi una ricetta "ingannevole", una finta carbonara decisamente più light ma dal gusto altrettanto spaziale!

Lungi da noi non volervi concedere il piacere di un bel primo piatto di carbonara, ragion per cui vi reindirizziamo anche al link dove potrete trovare la ricetta per prepararla!

Adesso invece vi lasciamo questa ricetta alternativa ma dai colori praticamente uguali: siete curiosi? Molto bene, non vi resta che leggere ingredienti e procedimento!

 

INGREDIENTI per 4 persone

- 500 g di mezze maniche rigate

- 300 g di pomodorini gialli (o un barattolino di passata di pomodorini gialli)

- 250 g di pancetta tesa

- 50 g di pecorino romano

- 50 g di parmigiano reggiano

- sale q.b.

- pepe nero q.b.

 

 

FINTA CARBONARA: PROCEDIMENTO

 Innanzitutto mettiamo a bollire l'acqua per cuocere la pasta; intanto prendiamo la pancetta tesa e la tagliamo a strisce, prendiamo un padellino e senza olio cominciamo a rosolarla, avendo cura di togliere man mano il grasso in eccesso (per evitare che si frigga). Una volta tostata la pancetta, la alziamo e la teniamo da parte: ci servirà per guarnire il piatto, evitando di mescolarla col pomodoro per evitare che diventi molle.

In un pentolino mettiamo il pomodorino giallo passato, un filo d'olio, un pizzico di sale e lasciamo cuocere una decina di minuti, finchè non vedremo la passata bella corposa (in modo tale da diventare simile alla crema che si realizza con i tuorli). 

Caliamo la pasta avendo cura di scolarla due minuti prima del termine del tempo di cottura, la aggiungiamo alla padella dove abbiamo messo la passata di pomodorino giallo, e cominciamo a mantecare aggiungendo il pecorino e il parmigiano grattugiato. Ricordiamo di tenere da parte una tazza di acqua di cottura, in modo tale da poter aggiungere qualche cucchiaio nel caso in cui la pasta si secchi troppo durante la mantecatura.

Una volta pronta, impiattiamo aggiungendo la pancetta ben tostata e abbondante pepe nero macinato al momento.

La nostra finta carbonara è pronta! Fateci sapere se vi è piaciuta!

 

Ersilia Cacace

 

 

 

 

 

Lingua non trovata:

Ersilia Cacace 16/09/2020 0

Gnocchi con crema di zucchine, gamberetti e pecorino

Amanti degli gnocchi e non, questa settimana vi proponiamo una ricetta da leccarsi i baffi! Non i soliti gnocchi al ragù ma un abbinamento a metà tra mari e monti, vista la presenza di 3 elementi di natura diversa: il gamberetto, la zucchina e il pecorino. Oseremmo quasi dire un piatto mare - terra - monti! Un piatto estremamente smeplice da preparare ma dal piacevole ed importante visivo! 

Soprattutto visivo, visto che la foto di questo piatto ci è balzata subito agli occhi scorrendo la gallery Instagram de @ilprofessoredelgusto aka Nicola Ossuto, giovane foodblogger napoletano che riempie la sua bacheca di piatti gustosi, semplici ma al tempo stesso mai banali. Provate questa ricetta e se ne resterete entusiasti vi basterà un clic per accedere al suo sito o al suo profilo Instagram!

 

INGREDIENTI per 2 persone


-Zucchine 400gr
-Gamberetti 150/200gr
-Basilico q.b.
-Pecorino stagionato 100gr
-Gnocchi 350gr
-Sale q.b.
-Olio q.b.

GNOCCHI CON CREMA DI ZUCCHINE, GAMBERETTI E PECORINO: PROCEDIMENTO


Tagliate le zucchine a rondelle sottili (circa 2 mm) e friggetele in padella.

Asciugate leggermente le zucchine e frullatele con il basilico, il pecorino e un cucchiaio di olio della frittura e aggiustate di sale se necessario (conservate qualche zucchina intera per guarnire il piatto).

I gamberetti devono essere scottati leggermente in padella con un po’ d’olio e uno spicchio d’aglio.

Aggiungete l’acqua di cottura dei gamberetti alla crema. Cuocete gli gnocchi e scolateli in una padella calda.

Aggiungete la crema e i gamberetti. Aiutatevi con un po’ di acqua di cottura se la crema è troppo densa e amalgamate il tutto.

Il piatto è pronto! Un piccolo trucchetto per esaltare l'aspetto del vostro piatto? Usate un piatto a fondo totalmente bianco o nero, evitando le decorazioni a fantasia: vedrete che spettacolo!

Se l'articolo vi è piaciuto, potete visitare il nostro BLOG per altre gustose ricette e curiosità dal mondo food!

 

Ersilia Cacace

Lingua non trovata:

Ersilia Cacace 12/08/2020 0

Pizza fritta napoletana: dalle origini ai giorni nostri

La pizza fritta è uno dei cibi "simbolo" della cultura napoletana. Amata in tutte le versioni e in tutte le salse, la pizza fritta viene preparata in qualsiasi occasione dell'anno e gustata in qualsiasi momento della giornata. Se la pizza è il simbolo gastronomico di Napoli riconosciuto in tutto il mondo, la pizza fritta è una specialità partenopea che fa tornare alla mente gli anni difficili del dopoguerra e la creatività del popolo napoletano.

Seppur diffusa anche nel Lazio meridionale e in alcune zone di Puglia e Toscana, l’origine napoletana della pizza fritta non è in discussione. Alla fine della seconda Guerra mondiale la tradizionale pizza rotonda a Napoli era diventata quasi un lusso: mancavano gli ingredienti per condirla e soprattutto i forni a legna, molti dei quali andati distrutti nei combattimenti per liberare la città. Così si pensò di friggere nell’olio bollente l’impasto, che si gonfiava e dava la sensazione di maggiore sazietà. Oggi la pizza fritta si farcisce con salumi, polpette, provola o friarielli, ai tempi ci si metteva dentro tutto quello che si aveva a disposizione, soprattutto ricotta, che arrivava dalle campagne a buon mercato, e i “ciccioli”, pezzi di grasso di maiale scartati dai tagli pregiati.

Scavando negli archivi storici della gastronomia napoletana, si trova già un nobile parente della pizza fritta. Infatti nel Cinquecento il poeta Giovanni Battista del Tufo parlava delle zeppolelle, croccanti delizie di pasta lievitata che uscivano dalla friggitoria cosparse di miele. Il passo alla versione salata fu breve: baccalà, pesce azzurro e alici furono i primi companatici, come riporta il duca Ippolito Cavalcanti nel suo trattato Cucina teorico-pratica del 1837.

In origine veniva anche chiamata “a ogge a otto”, perché veniva spesso comprata a credito e pagata la settimana successiva. Negli anni del dopoguerra, di solito la pizza fritta veniva preparata direttamente in casa dai pizzaioli nel loro giorno di riposo, per arrotondare le entrate. Poteva capitare anche che il pizzaiolo preparasse l’impasto e intanto la moglie lo friggesse, per vendere poi la pizza fritta appena fuori dall’uscio di casa. Le famiglie dei pizzaioli abitavano di solito nei “bassi”, caratteristici monolocali dal soffitto basso e dall’ingresso direttamente sulla strada.

Con il passare del tempo la pizza fritta divenne una creazione tipicamente femminile: erano le donne a curarne tutta la preparazione e a friggerla e venderla fuori dalle case con banchetti e tegami che fanno parte della memoria storica della città di Napoli. La scesa più famosa che ci ha regalato il cinema è quella di una procace Sophia Loren, venditrice di pizza fritta, che nel film L’oro di Napoli, diretto da Vittorio De Sica nel 1954, grida “Mangi oggi e paghi fra otto giorni”. Sullo sfondo, uno spaccato di vita quotidiana, che in certe vie di Napoli si può rivivere: il sapore della pizza fritta, nelle pizzerie specializzate, rimane quello di un tempo. 

Dopo questo ripasso su storia e tradizioni, direi di passare subito alla ricetta per poterle preparare a casa!

 

INGREDIENTI

farina 00 430 g
acqua 260 g
lievito di birra disidratato 7 g
sale 10 g

ricotta di bufala 400 g
mortadella a cubetti 120 g
salamino piccante a cubetti 120 g
basilico 16 foglie
mozzarella fiordilatte 120 g

olio di arachidi 2,5/3 l

 

PIZZA FRITTA: PROCEDIMENTO

Nella ciotola di una planetaria munita di gancio metti il lievito di birra, aggiungi l’acqua e aziona la macchina, unendo a pioggia metà della farina e il sale. Appena il composto si sarà amalgamato, unisci a pioggia la restante farina e impasta fino a incordare il composto; quando si sarà attorcigliato attorno al gancio e staccato completamente dai lati della ciotola, ribalta l’impasto sul piano di lavoro leggermente infarinato e lavoralo per un paio di minuti e infine dividilo in 4 pezzetti del peso di circa 175 g l’uno. Dai pezzetti forma 4 palline e sigilla per bene il fondo di ognuna di esse, pizzicando la pasta con le dita; disponile su una placca foderata con carta forno e lasciale lievitare nel forno spento per 2 ore e mezza. Nel frattempo, trita la mozzarella e mettila in un colino per far scolare il siero in eccesso, poi schiaccia la ricotta e ammorbidiscila con 1 o 2 cucchiai di acqua per renderla cremosa.

Quando le palline saranno lievitate, stendile sul piano di lavoro leggermente infarinato con l’aiuto di un matterello fino a formare dei cerchi che abbiano una circonferenza di 30 cm. Disponi al centro dei cerchi di pasta 100 g di ricotta stando lontano dai bordi di almeno 3 cm; aggiungi per ciascuno 60 g di mozzarella e 4 foglie di basilico fresco spezzettato con le mani. In due di essi unisci 60 g di mortadella a cubetti ciascuno e negli altri due 60 g di salamino piccante a cubetti ciascuno. Chiudi le pizze fritte sovrapponendo i lembi della pasta e andando a formare una mezzaluna, sigilla bene i bordi schiacciandoli con i polpastrelli.

 Scalda l’olio di arachide in un tegame piuttosto largo, che possa contenere ben distesa una pizza fritta (circa 40 cm di diametro) fino ad arrivare ad una temperatura di 175°. Prendi dalle estremità la pizza fritta e allungala di qualche cm, poi adagiala nell’olio accertandoti che abbia raggiunto un'alta temperatura e ricoprila continuamente di olio bollente con l’aiuto di un mestolo, rendendo la doratura uniforme. Dopo un paio di minuti, gira la pizza sull’altro lato e continua la frittura, poi a doratura avvenuta, scolala su un piatto foderato di carta assorbente e friggi le altre 3 allo stesso modo. 
Le nostre pizze fritte sono pronte! Gustale ancora belle calde!
 
Visita il nostro BLOG per scoprire altre gustose ricette!
 
 
 

Photo credit: Gino Sorbillo - Pizzeria Sorbillo 

 

Lingua non trovata:

Ersilia Cacace 29/04/2020 0

Spaghetti alla carbonara: ecco la ricetta

Gli spaghetti alla carbonara, pasta alla carbonara o più semplicemente la Carbonara è uno dei primi piatti più amati della cucina italiana. Nonostante sia un piatto così famoso, le origini della carbonara sono piuttosto controverse: secondo una delle ipotesi più accreditate, la carbonara sarebbe stata inventata dai soldati americani nei giorni della liberazione nel 1944. Nonostante la sua giovane età, la carbonara è considerata un classico della cucina romana come i bucatini all'amatriciana, gli spaghetti cacio e pepe e la gricia.

Per prima cosa gli ingredienti: si possono usare spaghetti, i bucatini ma anche altri formati di pasta come rigatoni o mezze maniche. Poi un mix di uova, pancetta o guanciale e pecorino. La scelta di guanciale o pancetta è oggetto di una lunga diatriba: ormai entrambi gli ingredienti sono accettati.

INGREDIENTI

- spaghetti/ bucatini 400g

- guanciale 200g

- uova 4 tuorli

- sale q.b.

- pepe q.b.

- pecorino 50g

 

CARBONARA: ECCO IL PROCEDIMENTO

Mettete una pentola con l'acqua a bollire: servirà per cuocere la pasta. Intanto prendete il guanciale e tagliatelo a striscette sottili; preparate un padellino antiaderente e, una volta riscaldato, ponete le striscette di guanciale a rosolare senza aggiungere olio. Quando inizia a sfrigolare aggiungete un po' di acqua di cottura e lasciate proseguire una decina di minuti smuovendov ogni tanto il guanciale con un mestolo di legno.

In un recipiente ponete i 4 tuorli d'uovo, aggiungete il pecorino e un bel pizzico di pepe nero, e sbattete il tutto come per preparare una frittata. Versate la pasta scolata e fatela saltare nella padella con il guanciale bollente.

Spegnete la fiamma e unite le uova preparate col formaggio, amalgamandole finchè non risulteranno rapprese e servite!


La Carbonara si fa con il guanciale o con la pancetta? Oramai sono accettate entrambe le versioni, quindi scegliete secondo il vostro gusto e secondo la disponibilità dell'ingrediente

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