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Ersilia Cacace 06/02/2024 0

Pizza napoletana vs pizza contemporanea: la grande sfida

Pizza napoletana e pizza contemporanea: queste due tipologie di pizza negli ultimi anni sono state messe continuamente a confronto, criticate ed amate dai cultori della pizza.

Ma innanzitutto bisogna specificare cosa s'intende per pizza napoletana e per pizza contemporanea.

La pizza napoletana non è altro che la strafamosa pizza classica, rotonda, sottile, morbida (da non confondere con la pizza romana che è molto simile nell'aspetto ma decisamente più scrocchiarella); vede la luce, ufficialmente, negli ultimi anni dell'Ottocento, grazie al grande successo ottenuto dalla pizza dedicata alla regina Margherita. Pomodoro, mozzarella, basilico e un filo d'olio: i colori della bandiera italiana trasferiti su un disco di pasta.

Speifichiamo che non è questo il momento in cui viene inventata la pizza, ma quello in cui avviene un vero e proprio exploit che la rende così famosa e apprezzata non solo dal popolo da da ogni fascia della società (già prima esistevano pizza come la marinara, con pomodoro, olio e origano).

Questa pizza segue un vero e proprio disciplinare, istituito dall'AVPN (Associazione Verace Pizza Napoletana), al cui interno sono indicati i parametri per l'esecuzione della pizza napoletana DOC, ad esempio il peso del panetto, il diametro del disco di pasta e così via. 

Nei primi anni del decennio scorso vediamo la nascita di un nuovo stile di pizza, non solo nella forma ma anche nella sua preparazione: la cosa che più salta ad occhio, e che subito la pone come "antagonista" della vecchia scuola è il suo cornicione alto ed alveolato, che le fa prendere il simpatico nome di pizza "canotto".

La pizza contemporanea porta una vera e propria rivoluzione nel mondo pizza: ai più, in un primo momento,suscita una forte critica perché lontana dall'amata pizza tradizionale. La maggior parte dei pizzaioli si schiera immediatamente in difesa della tradizione, prendendo le distanze da quei pochi che invece si buttano in questa nuova avventura.

E hanno fatto bene, perché negli anni successivi si è visto un vero e proprio boom di questo nuovo modo di concepire e fare pizza.

Il grande merito apportato dalla pizza contemporanea è sicuramente quello di aver introdotto all'interno della pizzeria prodotti di qualità di gran lunga superiore rispetto a quanto si facesse fino a poco prima con la pizza napoletana: la novità non stava solo nella nuova forma data alla pizza, ma soprattutto nello studio e nella realizzazione di nuovi impasti, più digeribili, con lievitazioni più lunghe, e con l'utilizzo di prodotti ricercati, a km zero, accostati in maniera "gourmet", cioè in modo che potessero riprodurre sapori nuovi, più elaborati e più vicini al mondo della ristorazione.

Infatti non sono stati pochi i pizzaioli, napoletani e contemporanei se così possiamo definirli, che si sono avvalsi della consulenza di chef di alto calibro per la realizzazione dei topping per le pizze dei loro menu

Menu che poi pian piano son diventati stagionali, rispettando il ciclo naturale dei prodotti dell'orto, abolendo sempre più prodotti in scatola, conservati e surgelati.

Una grande rivoluzione, in meglio, non solo per la pizza contemporanea ma anche per la napoletana; quest'ultima infatti, quasi come per "fronteggiare" l'attacco nemico, decide di mettersi sui libri: restare ancorati alla tradizione sì, ma perfezionando tutto ciò che poteva essere migliorato (lievitazione, idratazione, digeribilità, qualità degli ingredienti e accostamenti più originali oltre ai soliti classici).

Ebbene, proprio quando sembrava che la pizza contemporanea avesse ormai surclassato la pizza napoletana, ecco che succede l'imprevedibile: alcuni pizzaioli fedelissimi alla contemporanea decidono di proporre nelle loro pizzerie anche la versione "a rota e' carretta", a ruota di carro, ovvero quella loro stessa pizza stesa però alla napoletana, a bordi bassi. 

Succede che i clienti, anche quelli totalmente assuefatti dalla contemporanea, quasi immemori dell'esistenza della pizza alla napoletana, vengono tentati dal riprovare quella pizza a cui erano tanto affezionati fino a una decina d'anni prima ma rivoluzionata, più digeribile e più variabile nella sua proposta.

Un successo che probabilmente nemmeno gli stessi pizzaioli che hanno dato vita a questo revival si aspettavano, e che ha visto il pullulare di nuove apertura di pizzerie "alla napoletana" in un panorama campano (più casertano e un po' meno partenopeo) a prevalenza contemporaneo.

Dunque, quale sarà adesso la prossima evoluzione della pizza? Potremmo dire che grazie a questo forte recupero della napoletana, la partita si trova attualmente sul'1 a 1, ma chi vincerà questa sfida?

Ai posteri l'ardua sentenza; noi nel frattempo ci gustiamo una pizza, ma non importa se sia con o senza bordi, l'importante è che sia buona!

Ersilia Cacace

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Ersilia Cacace 22/07/2020 0

10 curiosità sulla pizza che (forse) non conoscete

In una scatola quadrata, dalla forma rotonda, si fa in triangoli per chi la gusta: la pizza è il piatto italiano più conosciuto in tutto il mondo.

Cinque milioni: è questo il numero di pizze che vengono sfornate ogni giorno nel nostro Paese. Se poi proviamo a moltiplicare quel numero per 365, si lievita alla cifra record di un miliardo e mezzo di pizze sfornate ogni anno. Pizza è la parola italiana più pronunciata e conosciuta all’estero, prima ancora di cappuccino, spaghetti ed espresso; rappresenta l’orgoglio del Made in Italy ed è stata ufficialmente riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità.    

Pur avendone mangiate tante nella nostra vita, possiamo dire di sapere tutto sulla pizza? Ecco le 10 curiosità che probabilmente non sapete!

 

Chi ha inventato la pizza? Probabilmente è stata un’invenzione egiziana di nome “pita”. Furono loro la prima popolazione a scoprire il segreto della lievitazione. Nel 4.000 a.C. è nato il primo vero forno, proprio lungo le sponde del fiume Nilo. Gli egiziani erano grandi mangiatori di pita, ma anche grandi bevitori di birra; furono tra i primi a creare l’abbinamento pizza/birra. Parliamo di bene 4500 anni fa.


Come veniva preparata una pizza? In principio, veniva utilizzato il farro. I saraceni importarono le pizze di farro per la prima volta in provincia di Napoli, per la precisione a Torre del Greco. Il farro fu sostituito poi con il grano, e venne successivamente condito con aglio e olio. Il pomodoro arrivò molto più tardi, ovviamente dopo la scoperta dell’America: infatti le prime pizze rosse risalgono al Settecento.
 
Qual è la pizza più antica? La pizza più antica è la marinara. Infatti è la pizza che raccoglie tutti gli ingredienti utilizzati fino ad allora: pomodoro, aglio, origano, olio extravergine d’oliva. Contrariamente a ciò che si può pensare, il nome non è legato al pesce, bensì al fatto che era il piatto che mangiavano i pescatori una volta rientrati in porto.

 

Qual è la più antica pizzeria? La più antica pizzeria fu aperta a Napoli nel lontano 1738, si chiama “Port’Alba” e serviva per rifornire gli ambulanti che andavano in giro per la città. Quasi un secolo dopo, fu la prima anche ad offrire tavoli e sedie per i propri clienti, tra cui spiccano nomi come Gabriele D’Annunzio, re Ferdinando di Borbone, Francesco Crispi e Benedetto Croce.

 

Quando nacque la prima Margherita? La prima Margherita nacque nel 1830, quando il pizzaiolo Raffaele Esposito con la moglie Maria Giovanna Brandi realizzò una pizza in onore della regina Margherita, che chiese espressamente di poterne mangiare una durante una visita a Napoli. Il ragazzo ne preparò tre varianti: una era stata ispirata dai colori della bandiera italiana, la bianca mozzarella, il rosso pomodoro e il verde basilico. Visto l’enorme successo riscosso in quell’occasione, prese il nome della regina.

 

Quali sono le caratteristiche della pizza napoletana? Esiste un vero e proprio disciplinare che specifica come debba essere eseguita una vera pizza napoletana, stilato dall’AVPN “Associazione verace pizza napoletana”. La pizza deve essere cotta in un forno a legna, non deve essere mai stesa con il mattarello, e non deve superare i 3 millimetri di spessore al centro. Inutile precisare che gli ingredienti con cui viene realizzata debbano provenire soltanto dall’Italia.

Quanto può arrivare a costare una pizza? La più costosa del mondo si chiama “Luigi XIII” e costa la bellezza di 8.300€. Ad inventarla è stato il pizzaiolo di Agropoli Renato Viola. Ha un diametro di 20 centimetri, l’impasto deve lievitare 72 ore, è condita con mozzarella di bufala dop, sale rosa australiano, caviale, aragosta, gamberoni e champagne a fiumi.

 

Chi mangia più pizza al mondo? Contrariamente a quanto si potrebbe credere, non siamo noi italiani a possedere questo primato. A batterci ci sono gli americani, con oltre 13 kg di pizza a persona all’anno: il doppio di quella mangiata da noi, che deteniamo la medaglia d’argento con 7,6 kg pro capite.

 

La pizza fa bene o male? La pizza è un alimento che nasce povero, ma con ingredienti semplici e genuini: carboidrati, fibre, proteine e grassi, in un equilibrato rapporto tra loro, fanno sì che la pizza possa essere considerato un pasto completo. Inoltre alcuni anni fa sono state presentate tre pizze, buone da mangiare e terapeutiche: sono Vita, Tiresia ed Eracle. La prima è pensata per le donne che aspettano un bambino, la seconda stimola il metabolismo e l’ultima è ideale per chi fa sport in quanto stimola il reintegro di proteine, vitamine e sali minerali.

 
Qual è la pizza più lunga del mondo? Il Guinness dei Primati è stato battuto nel 2016 dai pizzaioli napoletani, che hanno realizzato sul lungomare Caracciolo una pizza lunga ben 1,8 km.

 

Se l’articolo vi è piaciuto, vi invitiamo a visitare la nostra sezione blog!

 

Photocredit: Dylan Bertolini Fotografo per "La contrada di Tony" Pozzuoli (Na)

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Ersilia Cacace 17/06/2020 0

Pizza napoletana in padella di Davide Civitiello

Durante la quarantena causa Covid-19, praticamente in ogni casa italiana ci si è messi con le mani in pasta per preparare la pizza homemade. Il perché è ovvio: noi italiani proprio non sappiamo rinunciare alla pizza: quindi ci siamo adeguati ed arrangiati in casa, attendendo con ansia la riapertura delle pizzerie. Adesso che finalmente sono riaperte, capita però di avere ancora quella voglia di stare a smanettare ai fornelli o di impastare per on perdere la manualità acquisita in questi mesi, che ha dato anche una certa soddisfazione. Ma il tempo ovviamente si è ridotto: abbiamo ripreso a lavorare, e i tempi per lunghe lievitazioni ed infornate non c'è più. Inoltre, si ha di nuovo la possibilità di condividere le serate assieme ad amici e parenti, e quindi è più alta la possibilità di visite improvvisate.

Cosa prepariamo in caso di emergenza? Qui ci viene in aiuto uno dei pizzaioli napoletani più famosi al mondo, Davide Civiliello, che ci propone la sua ricetta per una buona pizza napoletana in padella. Scopriamo subito come prepararla!

(In fondo all'articolo trovate il link alla videoricetta)

 

INGREDIENTI  x12

- 1 l di acqua

- 50 g di sale

- 2 g di lievito fresco

- 1 kg di farina 00 (I)

- 600 g di farina 00 (II)

- 15 g di zucchero semolato

- 50 g di olio evo (extravergine d'oliva)

 

PIZZA NAPOLETANA IN PADELLA: PROCEDIMENTO

In una grossa bacinella versiamo l'acqua, il sale, lo zucchero e iniziamo a sciogliere mescolando. Iniziamo ad aggiungere il primo kg di farina nell'acqua e i 2g di lievito fresco, che vanno aggiunti assieme alla farina e mai col sale e con l'acqua fredda: finalmente possiamo iniziare a mescolare il tutto. L'aggiunta dello zucchero non favorisce la lievitazione, ma ci aiuta solo nella colorazione dell'impasto durante la cottura.

Aggiungiamo i 50g di olio, e dopo un po' aggiungiamo anche la restante parte di farina (600g). Appena l'impasto ci sembrerà abbastanza solido, possiamo spostarci su un piano da lavoro. Lavoriamo l'impasto a due mani finchè non otteniamo un composto liscio, uniforme ed elastico, aggiungendo sempre un pizzico di farina sul banco per poter continuare ad impastare evitando che il composto si appiccichi. L'impasto deve essere lavorato per almeno 20 minuti a mano, per far sì che la maglia glutinica sia bella rigida e ci permetta di far lievitare bene il nostro panetto. Una volta liscio e corposo, copriamo il panetto con un canovaccio umido e lo lasciamo riposare per circa 40 minuti.

Dopo 40 minuti, siamo pronti per la stagliatura: con le mani sporche di farina, creiamo vari filoni dal nostro impasto, e creiamo panetti dello stesso peso per avere pizze uguali (vi suggeriamo l'uso della bilancia). Con 1l d'acqua otteremo dalle 8 alle 12 pizze da circa 250g: le copriamo con un panno umido o le mettiamo in un contenitore e lasciamo riposare 8/12 ore.

Trascorse le 12 ore, accendiamo prima di tutto il forno in modalità grill alla massima temperatura, poi accendere anche il fuoco sotto la padella. Fase molto importante per la pizza napoletana in padella è la stesura: dobbiamo sempre spingere, a mani incrociate, dal centro verso il bordo, in modo tale che l'aria si sposti verso il cornicione. 

Per condire usiamo pomodoro pelato, fior di latte, parmigiano, basilico e olio extravergine d'oliva. Poniamo prima il disco sulla padella, poi la condiamo e una volta terminato il procedimento poniamo un coperchio. La cottura prevede 2 minuti in padella a fuoco medio e 1 minuto e mezzo in forno a grill. 

La nostra pizza napoletana in padella è pronta! Aggiungiamo un filo d'olio a crudo e poniamo in un piatto.

Fateci sapere se la ricetta vi è piaciuta!

Trovate il video completo sul canale YouTube Italia Squisita

 

 

 

 

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