La pitina: prelibatezza tutta friulana - Scoutmenu

La pitina: prelibatezza tutta friulana

Può essere considerato salume ma è anche una polpetta.

Vincenzo Ugliano 10/04/2019 0

La pitina ha origini antiche e tradizionali. Dobbiamo tornare indietro nel tempo quando nelle valli della provincia di Pordenone la disponibilità di carne era davvero poca.
In genere veniva adoperata la carne di animali malati o feriti come pecore, capre o selvaggina (camoscio o capriolo) che doveva essere conservata per lunghi periodi.
Per preparare la pitina si macinava la carne a cui veniva aggiunto sale, aglio, pepe nero e aromi di fortuna ricoprendo successivamente le polpette con la farina di mais.
A questo punto si affumicava il tutto sulle mensole dei tradizionali focolari friulani in modo tale che il prodotto finale poteva essere conservato per lunghi periodi.
La scelta di trasformare il macinato in polpette era condizionata dal fatto che in altura non era facile reperire il budello per insaccare e conservare la carne.
Nel febbraio del 2017 la pitina ha ricevuto il riconoscimento I.G.P. dall'Unione Europea dopo che per lungo tempo è stata ed è ancora presidio Slow Food del Friuli Venezia Giulia.
È possibile produrla nei comuni di Montereale Valcellina, Meduno, Maniago, Frisanco, Andreis, Barcis, Cavasso Nuovo, Cimolais, Claut ed Erto e Casso. 
Ottima da servire sia cruda che cotta la pitina è da considerarsi un secondo piatto, non di rado viene ammorbidita nel brodo ed accompagnata alla polenta.

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